Mercoledì, 13 Dicembre 2023 14:35

Itinerario I - La città nascosta Arezzo

Nella biblioteca Comunale della città di Arezzo, lo staff di Visitarezzo, ha scovato un piccolo tesoro: un fascicolo di itinerari per la città proposti e pensati dal Comune di Arezzo, intitolato "La città nascosta"!
Vogliamo quindi, condividerli con tutti voi, affinché possiate seguire questi consigli e per riscoprire le opere nascoste della città!

 

Di seguito viene riportato il primo itinerario riportato nella guida:

 

1 - La Porta S. Lorentino, detta anche Fiorentina, era una delle quattro porte della cinta medicea del sec. XVI. Nel 1644 essa venne ristrutturata e fu allora che, forse, fu tolta la Madonna col Bambino in pietra già collocata sulla porta Tarlatesca.
Alla sinistra di chi entra dalla Porta si trova il Baluardo di S. Lorentino, durante la costruzione del quale, nel 1553, fu trovata la statua della Chimera.
La Porta del Foro, che ha dato il nome al Quar-tiere, si apriva molto più a monte, sulla zona del Foro Romano, che presumibilmente si trovava dove attualmente è il Prato.
La Porta veniva anche detta "la Porta fiorentina delle forche", perchè nel 6/700 vi passava la processione che accompagnava al supplizio i condannati a morte. L'aspetto attuale della porta deriva da una ristrutturazione del 1932. (M.M.)

 

2 -La statua di S. Michele dalla Porta S. Angelo
I lavori di svuotamento del Bastione della Ghiacciaia, volti al recupero strutturale ed architettonico della Fortezza Medicea, hanno condotto al ritrovamento dell'antica porta di S. Angelo, la cui monumentalità fa capire l'importanza che rivestiva questo accesso della cit-tà, prossimo alla chiesa di S. Angelo in Archaltis.
S. Michele è scolpito nell' atto di vibrare un colpo di spada in direzione del drago ai suoi piedi.
Il ritrovamento è importantissimo perchè testimonia lo stile e la tipologia della scultura aretina del trecento, di cui ci rimangono rari esempi, limitati alle madonne col Bambino delle porte della cinta muraria Tarlatesca. Il S. Michele è comunque superiore a queste ultime per vivacità, dinamismo e qualità. Sulla porta sono stati trovati anche tre stemmi, quello della Repubblica fiorentina, le Chiavi di S. Pietro e lo stemma del popolo fiorentino. Essi risalgono a data più recente, posteriore al 1384. (M.M.)

 

3 - Collegio di S.Caterina
Il Monastero della Compagnia della SS.ma Annunziata fu completato nel 1588 . Il disegno del complesso era stato commissionato nel 1551 a Giorgio Vasari, ma fu alterato in corso d'opera. Nel 1840 vi fu trasferito il Conservatorio di S. Caterina, che passò all' INADEL nel 1938. Nell'ultima guerra l'edificio venne gravemente lesionato dai bombar-damenti. Restano intatti il chiostro interno, a due ordini, e la cappella dedicata a S.
Cristoforo, che faceva parte dell'antico Ospedale delle Donne, già esistente nel Trecento ed ampliato nel secolo successivo.
Visibili nella cappella un affresco di Parri di Spinello, con relativa sinopia e un crocifisso cinquecentesco donato da Papa Giulio III.
Nei saloni di rappresentanza vari arredi di grande interesse, tra cui una serie di 15 quadretti su vetro dipinto rappresentanti i Misteri del Rosario (sec. XVII).
Notevole il grande parco alberato. (M.M.)

4 - Scomparso Monastero di S. Chiara Novella o il Conventaccio
Il monastero venne costruito a partire dal 1485. Esso ebbe vita fiorente fino al 1810, quando venne soppresso da Napoleone I.
All' interno si trovavano varie opere fra cui un Vasari ed un Della Gatta. Entrambe sono ora scomparse. Dopo la soppressione, nei locali del monastero venne installata la vetreria Granati, ma al termine di questa attività il luogo divenne malfamato, tanto da prendere il nome di "Conventaccio".
Nel 1930 il monastero e l'annessa chiesa furono abbattuti per realizzare le attuali caser-me. Non vennero salvati neppure il chiostro quattrocentesco ed altre parti di rilievo. Le caserme furono completate nel 1933 su progetto dell'ing. Donato Bizzelli. (M.M.)

 

5 - Lavamani del Marcillat (Liceo Ginnasio F. Petrarca)
Guglielmo da Marcillat disegnò agli inizi del '500 un grande lavamani ed un altare in pietra per la Compania della Ss. Trinità, istituita all'epoca del Tarlati. Entrambe le opere vennero scolpite da Santi Subisso.
L'altare si trova adesso nell'Oratorio della Madonna del Duomo (vedi 36), mentre il lavamani si trova ancora nei locali, oggi adibiti a scuola, della Compagnia, soppressa nel
1785 da Pietro Leopoldo.
Il lavamani, che porta la data 1522, è "opera di rara maestosità", e viene per la prima volta in questa occasione proposto alla visita dopo secoli di abbandono e dimenticanza.
(M.M.)

 

6 - S. Agostino ed il suo retro
La chiesa di S. Agostino sorse in una prima versione a tre navate nel 1257. Prima del 1330 la chiesa duecentesca era già stata interamente ricostruita, forse perchè pericolante.
Il nuovo edificio fu terminato, assieme al cam-panile, solo nel 1491. Esso era molto vasto: come lunghezza era secondo, in città, solo alla Cattedrale. Conteneva anche un gran numero di opere d'arte. Queste ultime vennero quasi interamente perdute nel '700, quando la chiesa fù ancora una volta trasformata, accorciandosi di quasi la metà. L'interno venne ristrutturato in stile rococò. Ancora possiamo riconoscere, su via Garibaldi, la parte del vecchio edificio che fu separata dalla nuova chiesa. Accedendo da un grande arco ai negozi artigiani posti sul retro di S. Agostino, comprendiamo da molti segni, capitelli, elementi architettonici etc. di essere all' interno della chiesa trecentesca, e la distanza che ci separa dal nuovo abside ci lascia intuire le dimensioni del primitivo edificio. (M.M.)

 

7 - Chiesa e piazzetta di S. Gimignano
La chiesa di S. Gimignano è di origine altomedievale; un primo documento che la nomina risale al 1030. Venne poi ricostruita nel XIII secolo, ma lo stato attuale deriva da una ristrutturazione che la interessò a metà del '700 e a restauri del secolo successivo.
L'interno è un bell' esempio di stile settecente-sco. Al XVIII secolo risalgono gli stucchi, l'altare maggiore e un bel crocefisso su croce intar-siata. Nel presbiterio due tele seicentesche di Salvi Castellucci, mentre nella sacrestia può essere ammirata la struttura dell' abside romanica.
La piazzetta ove sorge la chiesa venne radicalmente modificata negli anni '30 con l'apertura di via della Minerva, che snaturò la zona da S.
Agostino a Colcitrone e trasformò così, profondamente, il contesto in cui l'edificio è inserito.

 

8 - Porta Trento e Trieste
L'antica Porta di Sant'Andrea faceva parte del-
Quartiere di S. Andrea la cinta muraria alto medioevale e si trovava molto più a monte dell'attuale. Essa dette il nome ad uno dei quattro Quartieri della città di Arezzo, i cui confini dovevano essere il lato sud di via Seteria, Corsoltalia, via Garibaldi fino a Porta Trento Trieste, via Lungo le Mura, via Colcitrone, via Pescioni e Piazza Grande. La porta prenae-va il suo nome dalla vicina Chiesa di S.Andrea, di origine altomedioevale o addirittura paleocristiana. La sede del quartiere si trova in via delle Gagliarde che, insieme a via Fontanella, Piaggia di S. Lorenzo e via Pellicceria, costituiva il "cardine massimo" del nuovo impianto urbanistico dato ad Arezzo con la ricostruzione seguita alla distruzione sillana dell' 81 a.C. Tale "cardo", perfettamente orientato nel senso nord-
uisegno di Palazzini l'attuale Porta Trento e Trieste sud, ha rappresentato la principale via della città dall' età romana a quella medievale. (C.N.)

 

NELLA GALLERIA IMMAGINI LA MAPPA DELL'ITINERARIO

 

 

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Mercoledì, 21 Febbraio 2018 08:31

Casa del Petrarca

Sorge in via dell'Orto. Qui nacque il celebre poeta nel 1304, ma l'edificio attuale è frutto di una ricostruzione del XVI sec. e di più restauri. Oggi è sede dell'Accademia Petrarca di lettere, arti e scienze. E’ nato tra queste mura, nel cuore dell’Arezzo antica, proprio nel Borgo dell’Orto, uno dei poeti più grandi della storia dell’umanità: Francesco Petrarca.

Oggi puoi scoprire le stanze del Trecento dove ha mosso i primi passi il genio che, insieme a Dante Alighieri e Giovanni Boccaccio, ha scritto la storia della lingua e della letteratura italiana. Quando Petrarca è nato ad Arezzo, lunedì 20 Luglio 1304, in città c’era anche Dante Alighieri, rifugiatosi lì insieme al padre di Francesco, il suo grande amico Ser Petracco, entrambi esiliati da Firenze.

Casa Petrarca oggi è un museo e la sede dell’Accademia Petrarca di Lettere Arti e Scienze di Arezzo, che celebra la grandezza di Petrarca, le sue opere e l’influsso della sua arte nei secoli.
Casa Petrarca custodisce grandi tele rinascimentali di pittori toscani, cimeli e materiali petrarcheschi, una collezione di 250 monete antiche e una biblioteca ricca di opere e volumi legati al petrarchismo, il movimento culturale italiano del 1600.
Visitare Casa Petrarca è un po’ come fare un tuffo nella Toscana del Trecento.

Basta affacciarsi alla terrazza e chiudere la visita ammirando l’imponente statua di marmo dedicata a Petrarca nel Prato per ritrovarsi al centro di un ponte tra passato e presente.

Punto 6: Vedi la Mappa »

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Giovedì, 14 Dicembre 2023 10:43

Itinerario II - La città nascosta Arezzo

Nella biblioteca Comunale della città di Arezzo, lo staff di Visitarezzo, ha scovato un piccolo tesoro: un fascicolo di itinerari per la città proposti e pensati dal Comune di Arezzo, intitolato "La città nascosta"!
Vogliamo quindi, condividerli con tutti voi, affinché possiate seguire questi consigli e per riscoprire le opere nascoste della città!

 

Di seguito viene riportato il Secondo itinerario riportato nella guida:

 

9 - Cattedrale: campanile
L'innalzamento del campanile del Duomo si può annoverare nell'esiguo numero delle opere che la città ha più manifestamente sostenuto. La costruzione della nuova torre, che prendeva il posto di un inadeguato campanile "a ventola", era stata interrotta nel 1860; successivamente, sulla spinta del ritrovato fervore per gli antichi splendori della città, con il patrocinio di Giovanni Papini e di altri, il Castellucci delineò il progetto più convincen-le, mettendo mano all'imponente esecuzione dell'opera (1931- 1936/37) che si eleva sul preesistente rinforzato troncone per oltre trenta metri, con una cuspide di ventuno alla cui base si aprono su di un completo orizzonte visivo grandi finestre oculari. L'immagine odierna di Arezzo culmina in quella svettante ed allungata guglia del Duomo, che ha assunto così un preminente valore di riconoscimento nel profilo urbano remoto, a simbolo stesso della città. (G.C.)

 

10 - Museo Diocesano d'Arte Sacra
La visita del Museo rappresenta uno degli eventi di maggiore importanza per la città, che ottiene in tal modo la restituzione al pubblico di una raccolta di grandissimo interesse artistico. All' interno si possono ammirare tre Crocefissi romanici, una preziosa Annunciazione del XIV secolo e due affreschi di Spinello Aretino. Sono inoltre presenti nomi famosi quali Bartolomeo della Gatta, Domenico Pecori, Luca Signorelli, Giorgio Vasari ed altri. Nella sezione dedicata all'oreficeria sa-cra, si notano due corone in lamina d'oro della fine del XVI secolo, il busto argenteo di S. Donato, una croce in cristallo di rocca datata 1466, alcuni calici risalenti al 500 nonchè la Pace di Siena, donata dai senesi durante il Viva Maria nel 1799.

 

11 - Palazzo della Provincia: Atrio del ricevimento - fronte via dell' orto
Uno spazio architettonico estremamente caratterizzato pur meno noto della maestosa e ridondante Sala dei Grandi, disegna in realtà l'archetipo del neomedievalismo aretino che impronta di sé l'architettura reinventata dello stesso palazzo della Provincia. Al pianterreno le decorazioni pittoriche (1922/25) di Adolfo De Carolis formano un tutto unico con l'architettura neogotica dell'ambiente.
La composita espressione architettonica del palazzo della Provincia è frutto palese delle contraddizioni dell' epoca, tutta protesa a ritrovare gli splendori del passato perduto, come evidenziano i caratteri diversificati dei fronti edilizi che contrappongono i prevalenti stilemi medievali dei prospetti in via Ricasoli alle forme tardo rinascimentali della facciata di via dell' Orto. (G.C.)

 

12 - Palazzo Comunale con torre dell'orologio
La ricostruzione della Torre dell'Orologio (1930/32) è certamente il "restauro novecentesco" più ricordato. La fortuna dell'intervento è da ricercarsi nelle radici più remote della città: nell'invenzione scenica messa in atto nel comporre ex novo, ma con il gusto dell'antico, la facciata del palazzo pubblico, nell'aver "ripulito" le possenti mura a vista ed il poderoso "campano", nonché innalzato l'alto coronamento merlato alla
"ghibellina", che ricorda esplicitamente il dominio di Arezzo prima della sconfitta di Campaldino. Fu restituita una fisionomia stort-camente credibile al nobile palazzo dei Priori che era decaduto "come un edificio imbastardito, senza carattere". (G.C.)
All'interno del salone a piano terra affresco Nel dipinto è inserita una interessante veduta dell' Arezzo seicentesca.

 

13 - Palazzo delle Statue: Affreschi Salone
Dove oggi sorge l'edificio esisteva già una casa di proprietà della famiglia Albergotti. Nel 1792-99 il palazzo viene costruito su progetto del chiancianese Leonardo Massimiliano de Vegni.
A motivo del coronamento di figure allegoriche in cotto poste sul cornicione di gronda, realizzate da Arcangelo Ciofini, viene detto "delle Statue". Nel 1830 il Palazzo venne venduto e divenne sede del governo granducale in Arezzo.
L'ampio ingresso voltato conduce attraverso un portale ad arco al grande salone affrescato, coperto da una volta a padiglione unghiata. Gli ambienti che si affacciano sul grande giardino all'italiana sono decorati con pregevoli affreschi attribuiti a Giovan Battista Biondi e all'Ademollo risalenti alla prima metà del XIX secolo e raffiguranti quinte architettoniche e motivi denza ai BBAAAS antropomorfici di sapore manieristico. (M.M.)

 

14 - Piazza Grande di Arezzo in un quadro della Fraternita
Il quadro si trova nella sala dei Rettori all'interno del Palazzo De Giudici, attuale sede della Fraternita dei Laici. Fa parte di una quadreria cui appartengono anche opere di autori famosi, quali Pietro Benvenuti, Angiolo Ricci, Pietro Ermini ed altri.
Il dipinto ha due soggetti: il primo è Piazza Grande con i suoi palazzi e le sue strutture architettoniche: le Logge del Vasari, il Palazzo di Fraternita, la fontana, le scalinate e le fabbriche civili; il secondo è la vita che si svolgeva solitamente nella piazza, in cui la Fraternita appare come elemento dominante. La veduta è imperniata sulle Logge, a fine '700 centro dell'attività stessa della Fraternita. Il quadro risale agli anni Ottanta del XVIII secolo, ed è probabilmente opera di Cristoforo Donato Conti (1723 - 1790). (C.N.)

 

15 - Il Cappello di Ferro (Istituto Thevenin)
Il palazzo venne fatto costruire nel 1570, su preesistenze trecentesche, dal cardinale Sie-fano Bonucci. Questi pose all'esterno della sua nuova abitazione, assieme allo stemma di famiglia, un cappello cardinalizio in ferro battuto, e così gli aretini chiamarono il palazzo con il pittoresco nome di "Cappello di Ferro".
L'edificio passò in seguito ai Subiano. Radicali modifiche si ebbero nell'Ottocento e, finalmente, nel '900 l'ultimo erede dei Subiano lasciò il palazzo in beneficienza. La suora di carità Gabriella Thevenin, viennese, vi fondò l' Orfanotrofio che da lei prese il nome.
Nei lavori di sistemazione dell' Istituto, nel 1930, venne chiuso un vicolo tronco, la Contrada di S. Gregorio, che anticamente collegava via Sassoverde con l'area del Palazzo Vescovile. Recentemente, nel 1981, sono stati effettuati ulteriori restauri. (M.M.)

 

16 - Casa Vasari: giardino
La casa che Giorgio Vasari volle costruirsi nella città natia fu terminata nel 1550, e forse un primo impianto del giardino risale a quell' epoca. Esso era probabilmente in origine usato come orto ("Da fare orti bellissi-mi" dice lo stesso Vasari parlando dei terreni annessi alla casa). Nel 1687, morto l'ultimo erede Vasari, la casa passò alla Fraternita dei Laici. Venne poi venduta ad una famiglia privata, i Brozzi, che nel 1871 la cedettero ai Paglicci. Nel 1911, finalmente, la proprietà diventa statale. L'ampiezza del giardino viene ridotta per l'esclusione della "limonaia".
Esso, alquanto irregolare nella sua sistemazione precedente, viene trasformato in "giardino all' italiana", con uno schema simmetrico di aiuole geometriche. L'ultimo restauro risale agli anni 1975/78. (C.N.)

 

NELLA GALLERIA IMMAGINI TROVATE LA MAPPA DELL'ITINERARIO

Pubblicato in Itinerari
Giovedì, 14 Dicembre 2023 11:49

Itinerario III - La città nascosta Arezzo

Nella biblioteca Comunale della città di Arezzo, lo staff di Visitarezzo, ha scovato un piccolo tesoro: un fascicolo di itinerari per la città proposti e pensati dal Comune di Arezzo, intitolato "La città nascosta"!
Vogliamo quindi, condividerli con tutti voi, affinché possiate seguire questi consigli e per riscoprire le opere nascoste della città!

 

Di seguito viene riportato il Terzo itinerario riportato nella guida:

 

17 - Cappellina della Madonna del Conforto
Sulla via Vecchia si trovava, a fine "700, l'Ospizio dei Camaldolesi con un appezzamento di terreno coltivato; questo era quanto rimaneva del possesso camaldolese della Badia di San Clemente.
Nello spaccio dell'ospizio avvenne, la sera del 15 Febbraio 1796, alla presenza di tre artigiani e della gestrice del locale, il miracolo della Madonna del Conforto.
Un' immagine della Madonna di Provenzano, venerata a Siena e probabilmente portata dentro lo spaccio da quella città, mutò "di oscura e quasi nera in bianca risplendente e bella"
Dopo la manifestazione l'immagine venne traslata prima nella cappella dell' ospizio, che si affacciava su via S. Clemente, poi in Cattedrale. (M.M.)

 

18 - Palazzo Pretorio con veduta affrescata di Arezzo
Il Palazzo Pretorio occupa l'area dove anticamente sorgevano i palazzi delle nobili famiglie guelfe degli Albergotti, dei Lodomeri e dei Sassoli. Nel 1404 il Comune acquistò il palazzo Sassoli per collocarvi le Carceri della città e nel 1632 divenne pubblico anche il palazzo Albergotti. Nel corso dei secoli, l'intera struttura ha subito vari rifacimenti e manomissioni e, a partire dalla prima metà del'400, é invalsa l'abitudine di apporre nella facciata gli stemmi dei podestà e dei capitani più degni. Si segnalano all'interno:
sulla destra dell'andito, l'antica Cappella con una frammentaria Annunciazione;
al primo piano, nella sala piccola un tabernacolo domestico ad arco ribassato, addentrato nel muro con l'immagine della Madonna con Bambino, risalente al XIV secolo;
al secondo piano, la sala d'angolo con un sec. con veduta della città di Arezzo bel soffitto lignVisita: al piano primo affresco del XVI -al secondo piano, la sala d'angolo con un sec. con veduta della città di Arezzo bel soffitto ligneo cinquecentesco. (C.N.)

 

19 - Praticino
Area di grande interesse, si divide in due zone distinte: quella a fronte di Palazzo Pretorio, occupata dai resti del palazzo del popolo e quella a quota più elevata costituita da un giardino all'italiana prospicente via dei Palagi.
Il palazzo del Popolo, edificato nella seconda metà del XIII sec., cominciò il suo declino nel sec XIV, con l'assoggetamento delle città da parte di Firenze. Nel 500 ne venne abbattuta la torre al momento della costruzione della Fortezza, e già nel 600 non restavano che delle rovine. Il giardino nella parte superiore del Praticino, a cui si accede anche direttamente da Piazza Grande tramite una sca-linata, è con le sue due svettanti colonne in arenaria, l'ennesimo tributo degli anni '30 al rifacimento in "stile" del centro storico.
Anche il tempietto che sovrasta le rovine del Palazzo del Popolo, in stile rinascimentale, fu costruito nel 1928 sostituendone uno costruito in stile neoclassico. (M.M.)

 

20 - Palazzo Camaiani Albergotti e Torre Littoria: Dipinto murale
Con il fregio allegorico di Galileo Chini, dipinto tra gli spartiti dei mensoloni lignei che sorreggono la suggestiva tettoia posta a protezione della monumentale scalinata di accesso, si completa la strutturazione ed il riordino, dal marcato rifacimento stilistico (ing. U. Tavanti 1904-5), condotti per la riduzione a sede della Cassa di Risparmio di Arezzo dell' antico palazzo Albergotti Camaiani.
Trasferitasi la Banca in altra sede il palazzo fu destinato a Casa del Fascio e nel muovo restauro (arch. G. Castellucci, 1933) venne rialzata la casa torre inglobata nell' edificio ed erroneamente indicata come Torre Bigazza. Nella cella campanaria appositamente creata con il rialzamento, suonava il batacchio che chiamava le adunate fasciste. (G.C.)

 

21 - Logge Vasari: Teatro Grande della Fraternita
Nel 1597, a distanza di soli dodici anni dalla costruzione del Teatro Olimpico di Vicenza e del Teatro degli Uffizi a Firenze, anche Arezzo ha il suo teatro "coperto", il Salone o "Stanzone" delle commedie ricavato all'interno della Fabbrica delle Logge progettate dal Vasari. L'ingresso è posto sul retro, nell'attuale Piazza del Praticino e il Teatro non è ancora rifinito. E la vera inaugurazione avviene infatti nel 1612, in occasione della visita del Granduca Cosimo II.
Poi, nel 1740, l'ormai inadatto "Stanzone delle Commedie" diviene, su progetto dell Architetto Saller, il "Teatro Nuovo" della Fraternita e tre anni dopo il Teatro "Grande" della Fraternita.Il Teatro della Fraternita scompare nell'agosto del 1867 quando diventa "Corte d'Assise" del Tribunale, ribadendo ancora una volta il rapporto tra i luoghi del Teatro e i luoghi della "sofferenza". (A.B.)

 

22 - Palazzo di Fraternita: torre dell'orologio
La Fraternita di Santa Maria della Misericordia, detta dei Laici nel 700, sorse nella seconda metà del '200 grazie ad un gruppo di persone dirette dai frati Domenicani, con lo scopo di aiutare i poveri, gli infermi e i bisognosi. Il Palazzo sede della Compagnia venne costruito fra il XIV ed il XV secolo, finchè, nel 500, fu alzato, su disegno del Vasari, il campanile che completata la stupenda facciata; nel 1552, Felice da Fossato realizzò il famoso Orologio, uno dei più antichi d'Italia. Alla fine del XVII secolo ne venne rifatto, con il sistema del pendolo, lo "scappamento", cioè il meccanismo destinato a scandire il tempo. La lancetta che indica le ore fa un giro completo in 12 ore, come negli orologi moderni. (C.N.)

 

23 - Palazzo di Fraternita: la Misericordia" di Parri di Spinello
"Dipinse Pali di Seinello in questo medesimo modo nella Udienza della Fraternita di S. Maria della Misericordia una Nostra Donna e un popolo con S. Gregorio Papa e S. Dona-
1o Vescovo" (G. Vasari, Le Vite...)
Nel 1446 la Fraternita si era ampliata, con la costruzione di una nuova Udienza, il cui decoro principale era costituito da un affresco di Parri di Spinello rappresentante la Madonna della Misericordia con, sotto il manto, il popolo di Arezzo, nelle cui fila si dovevano certo riconoscere alcuni dei più munifici confratelli della pia istituzione. Il lavoro venne pagato a Parri l' 11 Ottobre 1448. Nell' Udienza Nuova ha attualmente
sede l'Ordine degli Avvocati di Arezzo.
(M.M.)

 

24 - Cofani e Uguccione della Faggiola, torri gemine in Piazza Grande
Il restauro del palazzo Brizzolari in piazza Grande segnò l'avvio di un'imponente azione di ridefinizione urbanistica ed ambientale della grande platea, al fine di ricostituire le pittoresche sembianze del proscenio medie-
vale. Intorno al 1927, per "riportare in luce le vestigia della dimora Cofani", nobilissimo edificio cittadino, si ritrovarono i resti di due torri rimaste inglobate nel palazzo. L'architettura delle parti mancanti, suggerita dall'ing. Umberto Tavanti, fu realizzata nel volgere di pochi anni. A tale opera contribui in maniera decisiva anche la raffinata esperienza dell'arch. Giuseppe Castellucci. Si misero in evidenza le strutture medievali, quelle che mancavano si rifecero e, infine, si rialzo la torre di Uguccione, coronandola di merli.
(G.C.)

 

25 - Torre Lappoli
Intorno alla fine degli anni Venti / primi anni Trenta la piazza Grande si arricchi rapidamente di molte "perle", ad esempio la torre Lappoli che si elevò più superba delle torri
Cofani, restaurate per prime; ma tutto l'ambiente fu modellato intorno alla liberata abside della Pieve, come in una perfetta ricostruzione scenografica, con un minuzioso lavoro di "arredo urbano": ripavimentazione in cotto, recinzione della cavea con 85 balaustrini collegati con nodose catene in ferro, inserimento "ad arte" di elementi scomparsi, quali il pozzo (riprodotto in un "proto-tipo" per eccellenza) e, soprattutto, il "petrone", ovvero la colonna dell'infamia, o dei bandi. Le casette del fronte Est furono anch'esse oggetto di uno studio attento di reintegrazione dal quale derivarono nuove proposte restaurative. (G.C.)

 

 

26 - Torre di Borgunto
Nel 1925 l'arch. Giuseppe Castellucci stabilì un primato, quello della maggiore elevazione ottenuta con il rialzamento delle strutture murarie di un'antica torre cittadina.. Fu intervento molto celebrato, di primo piano in città, frutto maturo del revival stilistico in auge in quegli anni. Quel progetto andava ad assecondare un più ampio disegno urbano che nel giro di un decennio contribuirà a formare il "nuovo volto di Arezzo", che negli anni
Trenta il podestà Pier Ludovico Occhini, grande artefice di tale "rinnovamento", non mancherà di celebrare con grande enfasi tra gli "eventi rimarchevoli" della storia aretina. La torre di Borgunto fu sopraelevata di ben dieci metri, portando così l'altezza totale della struttura alla considerevole misura di trenta metri; tuttavia questo dato non fissò ancora un record definitivo. (G.C.)

 

 

27 - Palazzo Girataschi di via Pescioni
La rifusione di più case addossate alle antiche mura, prima cinta difensiva dell'insedia-
mento di promontorio etrusco, ha generato l' odierno palazzo Girataschi.
Questo è caratterizzato dalla soluzione d'angolo con architettura cinquecentesca dove il bugnato del piano terra si eleva, al di sopra dell'edicola, fino al secondo piano. Qui le finestre sono ad arco a tutto sesto e marcadavanzale con bugnato in pietra come il piano terra.
Sempre al piano terra una Maestà conteneva fino a poco tempo fa una statua della Madonna scolpita tra XV e XVI secoloIl Palazzo dell'antica e nobile famiglia Girataschi aveva l'entrata principale su Piaggia S.
Bartolomeo. Ora non restano che poche rovine ed una vasta cisterna trecentesca a piloni. (L.C.)

 

28 - Chiesa di S.Bartolomeo
Il muro su cui si fonda la chiesa è probabilcon affreschi
mente il podio di un antico tempio pagano (A. Fatucchi). La chiesa vi venne fondata in epoca paleocristiana o altomedievale. Nel medioevo S. Bartolomeo venne decorata di numerose opere d'arte. Nel 1583 la chiesa versava già in condizioni assai misere. Alcuni importanti restauri, quelli a cui la chiesa deve il suo aspetto attuale, vennero compiuti tra fine '500 e primi del '600.
All'interno della chiesetta si possono ammirare gli interessanti affreschi risalenti al XIII/XIVsecolo, recentemente restaurati.
Si possono anche visitare, sotto il livello della chiesa, i recenti scavi con due grandi fosse granarie e varie strutture murarie. (M.M.)

 

29 - Via S.Niccolò palazzo trecentesco
L'edificio è caratterizzato dal fronte timpanato prospiciente lo slargo, dove ancora si leggono le molteplici trasformazioni architettoniche, e dalla facciata sulla via S. Niccolò. Quest'ultima, , "vuota" per l'ampio fornice a tutto sesto con imposte d'arco recanti stemmi nobiliari, è coronata da una cornice in legno assai aggettante di particolare pregio. Doveva, secondo A.
Tafi, essere una porta trecentesca. All'interno la volta a crociera è caratteriz zata dai quattro costoloni in laterizio con particolare sagomatura. (L.C.)

 

30 - Porta Crucifera Palazzo Alberti
Il palazzo, di proprietà comunale ed attuale sede della Società del Quartiere di Porta Crucifera, era della famiglia Alberti, di origine Fiorentina. La facciata lungo via S. Lorenzo è disegnata da due ordini di finestrature ad arco a tutto sesto, quelle al piano nobile sono qualificate dagli stipiti ed archi in conci di pietra policroma, raro esempio di arredo architettonico nelle facciate dei palazzi aretini.
La Porta che dà nome al Quartiere si trovava sul lato orientale dell' attuale piazza di Porta Crucifera, e venne abbattuta nel 1890 per creare una più larga barriera, essendo il varco esistente "basso e stretto".
(L.C.)

 

31 - I Vicoli: Via Piana - Vicolo dell'orto - Vicolo delle Mura - Vicolo di S. lorenzo  su un Lorenzo - Vicolo delle Terme
I vicoli si snodano attorno all area della piazza di Porta Crucifera.
La piazza prende il mome dalla Porta che si trovava, fino al 1890, su lato orientale; al balcone sì può godere una bella vista sulla città sottostante, sulla campagna aretina. Il vicolo delle Terme, risalendo il quale si può giungere al Prato e quindi alla Fortezza, era uno stradello campestre che costeggiava, a metà 800, un campo olivato dove furono rinvenuti i resti di imponenti Terme romane. Tutt'oggi sono ben visibili una colonna ed una mezza colonna, fatte innalzare all'ingresso del vialetto di accesso ad un' abitazione lungo il vicolo. Costruzioni di origine duecentesca in laterizio sono individuabili invece lungo il vicolo dell'Orto. che con il suo percorso silenzioso e quasi campestre, sbocca in via delle Mura. Questa, seguendo la linea delle mura medicee, conduce da piazza Colcitrone a piazza San Giusto. Di origine due-trecentesca è anche via Piana, più anticamente detta Contrada da S. Gimignano alla Fontanella. Secondo Giorgio Vasari, sotto lo sporto di un' abitazione lungo la via, esisteva una Annunciazione di Spinello. Lungo il vicolo di S. Lorenzo infine si può ammirare l'abside della chiesa omonima, menzionata nei documenti fin dal 1025. Interessante anche una casetta della Rinascenza risalente ai secc. XV-XVI. Nei pressi del vicolo venne rinven-to, agli inizi del '900, un bellissimo lavoro in marmo di età augustea. In passato la via si chiamava Contrada dentro le Mura Vecchie.
Di fianco alla chiesa di S. Lorenzo si trova un suggestivo vicolo, detto della Minerva perche in un pozzo situato sotto l'edificio sacro vi venne trovata, a metà '500, la bellissima statua etrusca della Minerva. (C.N.)

 

MAPPA DELL'ITINERARIO NELLA GALLERIA IMMAGINI

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Mercoledì, 13 Dicembre 2023 14:12

Palazzo di Giustizia

Progettato dall'architetto Manfredi Nicoletti, si articola in due volumi.

Il primo, preesistente, è l'edificio dell'ex-Ospedale Sanatoriale Antonio Garbasso, sottoposto a restauro conservativo. Esso ospita la maggior parte degli uffici giudiziari. Il secondo volume è stato progettato ex novo e accoglie il garage, gli archivi, una grande hall a più livelli, due grandi aule a doppia altezza, una serie di uffici e la sala stampa, oltre ai relativi servizi. L'impianto planimetrico è basato su un'ellisse, sezione di cono con vertice inclinato rispetto all'asse verticale dell'edificio.

La parete nord a conca in granito segue la curvatura della superficie del cono, ma il suo rivestimento esterno è realizzato attraverso una serie di lastre piane di identica dimensione. La parete sud è formata da due superfici liberamente ondulate, ma, poiché queste curve complesse derivano da sistemi rigati, sono realizzate attraverso elementi semplici: pilastri rettilinei in acciaio disposti ognuno secondo una diversa inclinazione, che sostengono elementi di raccordo piani modulari in acciaio, tutti rettilinei. Il progetto è legato ad alcune metafore: il rapporto con le antiche mura della città, la fragilità apparente di una foglia.

Il progetto del Nuovo Edificio porta ed espressione architettonica due fondamentali principi della bioclimatica: il raffrescamento e il riscaldamento passivo. La scelta compositiva è indirizzata verso una facciata più protetta a nord ed una più aperta a sud per consentire un miglior controllo climatico e quindi un abbattimento dei costi energetici. Nel 2002 il palazzo riceve il Premio Internazionale IAA per il miglior edificio del 2002.

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Mercoledì, 13 Dicembre 2023 14:08

Monumento di Guido Monaco

Nel centro di Arezzo si trova la statua di uno dei suoi figli più illustri: Guido Monaco.

Fattosi benedettino nell'abbazia di Pomposa e successivamente a Roma, elaborò il nuovo metodo di notazione musicale ed il tetragramma. Sotto la protezione del vescovo si sviluppò nel contado aretino anche un folto numero di abbazie, che contribuirono a ricostruire un sistema di scambi ed un minimo ambito culturale.
In questo periodo Arezzo vide la sua nascita e fattosi benedettino nell'abbazia di Pomposa e successivamente a Roma, elaborò il nuovo metodo di notazione musicale ed il tetragramma.

Già nel 1864 il Consiglio Comunale di Arezzo aveva deliberato di erigere un monumento al "suo" Guido. Furono invitati, tra gli altri, a far parte della commissione artistica, Rossini, Verdi e Mercadante. Grandi festeggiamenti celebrano nel 1882 il centenario della nascita del grande perfezionatore della notazione musicale: «concorso regionale di ginnastica, conferenze musicali, corse in tondo nell'anfiteatro del Prato, congresso internazionale di canto liturgico, esposizione di antichi libri di canto corale, spettacoli equestri, conferenze pedagogiche, concorso nazionale di strumenti musicali, mostra didattica provinciale»
(Tafi)

E, nel Teatro Petrarca, varie rappresentazioni dell'opera Mefistofele di Arrigo Boito. Si sa anche dai manifesti che "Nelle prime dieci sere della festa la Piazza Umberto, la via e la piazza Guido Monaco saranno illuminate a luce elettrica". È una iniziativa di non irrilevabile interesse, se si pensa che Arezzo potrà contare su un impianto di illuminazione elettrica soltanto alla fine dell'Ottocento. Sembra che il Consiglio Comunale, scrive la Gazzetta aretina in un suo numero del 1893, abbia decretato di abolire la ormai medioevale illuminazione a petrolio.

In veste ufficiale da benedettino il monumento descrive Guido Monaco nell'atto di porre la mano sull'opera da egli lasciata ai posteri: l'Antifonario, risultato del celebre lavoro dell'illustre aretino con il quale ciascuno era in grado di scrivere, apprendere ed eseguire la musica. Sulle pagine del libro è riportata ed incisa una strofa dell'inno latino a S. Giovanni, dalla quale Guido Monaco trasse i nomi per le note musicali: UT queant laxis/REsonare fibris /MIra gestorum/FAmuli tuorum/SOLve polluti/LAbii reatum/Sancte Iohannes ("affinché i tuoi servi possano cantare con voci libere le meraviglie delle tue azioni, cancella il peccato del loro labbro contaminato, oh San Giovanni"). In seguito la nota Ut venne sostituita con DO (da Dominus), e venne aggiunta alla scala la nota SI.

Il monumento è costituito da una statua in marmo microcristallino, poggiante su un piedistallo anch'esso in marmo, di forma cubica, nei cui lati destro e sinistro sono inserite due formelle di bronzo, mentre sul fronte una scritta a dedica “A Guido Monaco 1882” e nel retro due emblemi rappresentanti il Comune di Arezzo, il tutto sempre in bronzo; la parte inferiore del piedistallo termina con una fascia in marmo nella quale sono incisi gli stemmi delle regioni d'Italia. Il piedistallo poggia a sua volta su un basamento in marmo di colore rosato alla base del quale vi sono tre gradini in travertino delimitati a quota terreno da un ulteriore gradino in arenaria. L'accesso al monumento avviene da una cancellata collocata in corrispondenza del cordonato in travertino delimitante l'aiuola a verde circostante il monumento stesso.

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Mercoledì, 13 Dicembre 2023 14:10

Casa vasari

La Casa Vasari è un palazzo di Arezzo situato in via XX Settembre 55. Fu la residenza di famiglia del pittore, architetto e storico dell'arte Giorgio Vasari e conserva pregevoli sale affrescate.
L'artista acquistò questa abitazione verso il 1540 e, impegnatissimo tra Firenze, Roma e i suoi viaggi, vi visse per brevi periodi, intervenendo però direttamente sia nei lavori di completamento, che di decorazione, compreso il disperso nucleo di arredi. Aveva progettato anche una facciata, che non venne mai realizzata. Esempio tra i meglio conservati nella regione di casa d'artista e dimora di gusto manierista, fu proprietà degli eredi del Vasari fino alla loro estinzione, nel 1687, quando passò alla Fraternita dei Laici. Venduta a una famiglia privata, i Brozzi, nel 1897 passò ai Paglizzi e, infine, venne acquistata dallo Stato nel 1911, che ne fece un museo aperto al pubblico.

È sede anche dell'Archivio Vasariano. Si raggiunge il piano nobile tramite una scalinata sormontata dal Busto di Giorgio Vasari di ignoto toscano cinque-seicentesco. La prima sala che si incontra è quella del Camino, affrescata da Vasari nel 1548 con la Cacciata dell'Invidia e della Fortuna da parte della Virtù nel soffitto e alle pareti figure allegoriche, paesaggi e storie dei pittori dell'antichità. A destra si trova la cappellina, con una Madonna di Fra Paolino e un raro pavimento in maiolica originale del XVI secolo. Il corridoio di Cerere, o dei Draghi, mostra alcuni dipinti del tardo manierismo, tra cui una Circoncisione attribuita a Mirabello Cavalori e la Morte di Adone di Jacopo Zucchi.

A sinistra la Camera Nuziale col soffitto decorato da un affresco del Vasari di Abramo tra le figure allegoriche della Pace, la Concordia, la Virtù e la Modestia. Tra i dipinti l'Elemosina di san Nicola di Giovanni Stradano, il Cristo portato al sepolcro del giovane Vasari e, dello stesso, un Giuda. Dal corridoio si accede anche all'ex-cucina, affrescata da Raimondo Zaballi nel 1827 e decorata da ritratti soprattutto toscani del XVI secolo. La Camera di Apollo fu affrescata dal padrone di casa con Apollo e le nove Muse e l'Allegoria dell'Amore coniugale, dove si trova il ritratto della moglie, Nicolosa Bacci. Tra i dipinti qui esposti il San Francesco di Alessandro Allori, il contenitore per specchio con la Prudenza, attribuita allo stesso, la Casa del Sole del Poppi, il San Girolamo e la Fortuna di Jacopo Ligozzi. Nella Camera della Fama Vasari dipinse sul soffitto la Fama e sui peducci e le lunette (assai ridipinti) le quattro Arti, il suo autoritratto e i ritratti degli artisti aretini o del territorio di Arezzo: Lazzaro Vasari, Luca Signorelli, Spinello Aretino, Bartolomeo della Gatta, Michelangelo e Andrea del Sarto. La Crocifissione è di Giovanni Stradano (1581), la terracotta policroma invetriata con Galba di Andrea Sansovino, la tavola della Carità di Carlo Portelli. Un piccolo ambiente attiguo contiene il modellino ligneo della Loggia del Vasari, realizzata proprio ad Arezzo, la Madonna col Bambino, sant'Elisabetta e san Giovannino di Santi di Tito e tre scomparti di predella di Maso da San Friano. Probabilmente impiantato fin dalla costruzione dell'abitazione, il giardino sopraelevato rispetto al livello stradale venne principalmente usato come orto, come ricorda lo stesso Vasari in una nota legata all'acquisto del terreno ("da fare orti bellissimi"). La costruzione di una limonaia dimostra la presenza di un giardino all'italiana fin dall'antico, oggi ripreso con la costruzione di aiuole geometriche che risale, grossomodo, alla sistemazione dei primi del Novecento, restaurata nel 1975-1981. Recentemente sono state aggiunte alcune essenze medicinali creando un "orto dei semplici".

L'Archivio vasariano è ancora di proprietà degli eredi degli antichi proprietari, è una delle fonti più preziose per lo studio della Storia dell'Arte del XVI secolo e, più in generale, rappresenta – sul piano storico, letterario, culturale – uno “spaccato” sul Cinquecento e sul Rinascimento di enorme valore: uno dei più importanti (se non il più importante) nuclei documentari di carattere privato esistenti. L'Archivio di Giorgio Vasari, con i libri dei contratti e le carte relative all'amministrazione delle sue proprietà, con i suoi appunti di lavoro, i suoi ricordi e la corrispondenza con i tanti personaggi illustri dell'epoca è un grande patrimonio di scritti autografi cinquecenteschi, meritevole di essere portato alla conoscenza di tutti come “patrimonio dell'Umanità”. Tale raccolta, tuttavia assume valore inestimabile grazie alle 17 lettere autografe di Michelangelo Buonarroti indirizzate al “caro amico Giorgio Vasari” e corredate da 3 sonetti, anch'essi autografi e da tre disegni originali dello stesso sommo Artista.

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Mercoledì, 21 Febbraio 2018 10:49

Palazzo della Fraternita dei Laici

Il Palazzo della Fraternita dei Laici racconta gran parte della storia di Arezzo. Nato come sede dell’istituzione aretina sorta nella seconda metà del XIII secolo, che da allora è sempre stata un punto di riferimento della città in ambito assistenziale e culturale, l’edificio venne iniziato nel 1375. La facciata fu affidata a Baldino di Cino e Niccolò di Francesco, ma nel 1377 i lavori si fermarono. Tra il 1395 e il 1396 Spinello Aretino affrescò la lunetta del portale con “Cristo in pietà tra Maria e San Giovanni dolenti”.

Nel 1410 morì Lazzaro di Giovanni di Feo Bracci, ricco mercante aretino, che fece testamento in favore della Fraternita dei Laici. Le risorse permisero la ripresa della costruzione. A progettare il secondo piano fu chiamato nel 1433 Bernardo Rossellino, che per la facciata realizzò il bassorilievo della “Madonna della Misericordia con il Bambino, tra i protomartiri Lorentino e Pergentino, affiancata da due edicole con le statue di “San Donato” e del “Beato Gregorio”. Gli interventi proseguirono fino al 1461. Con il secondo ordine, concluso dal ballatoio di Giuliano da Settignano, si giunse a una fusione straordinaria del già esistente impianto gotico con il nuovo linguaggio rinascimentale.

Nel 1549, su disegno di Giorgio Vasari, venne aggiunto il campanile a vela che accolse il prezioso orologio astronomico di Felice Salvatore da Fossato del 1552, ancora oggi funzionante e attrazione per i turisti, che visitando il palazzo hanno l’opportunità di entrare nella sala degli ingranaggi. La facciata dell’ampliamento a sinistra fu eseguita nella seconda metà del Seicento.

Dal 1786 il palazzo divenne sede del tribunale e dal 2010 fu adeguato a Museo di Palazzo di Fraternita, arricchito anno dopo anno da tesori artistici e sale tematiche. Al piano terra si trova anche il Museo dell’Oro.

Punto 28: Vedi la Mappa »

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Mercoledì, 21 Febbraio 2018 10:46

Piazza Grande o Piazza Vasari

Piazza Grande è il cuore del centro storico di Arezzo. Unica per la sua originale forma trapezoidale e il piano fortemente inclinato, è caratterizzata da un’armoniosa alternanza di costruzioni di varie epoche che le regalano un aspetto suggestivo e scenografico. Sorta attorno al 1200, la piazza venne decisamente modificata nel corso del XVI secolo, quando fu ridotta alle dimensioni attuali per permettere a Giorgio Vasari di progettare il Palazzo delle Logge, con il suo imponente ed elegante loggiato.

Su Piazza Grande si affaccia l’abside romanica della Pieve di Santa Maria Assunta, rinnovata nella seconda metà dell’Ottocento, che di fronte ha la Fontana del 1603 progettata da Gherardo Mechini a compimento del nuovo acquedotto cittadino.

Un altro simbolo della piazza è il Palazzo della Fraternita dei Laici, elegante costruzione con una facciata in parte gotica e in parte rinascimentale, sormontata da un campanile a vela dove ancora è in funzione uno dei più antichi e rari orologi astronomici d’Europa.

Raccontano invece le origini medioevali di Piazza Grande gli altri due lati con le case arricchite da ballatoi di legno e le torri merlate, che devono parte del loro aspetto al revival stilistico che nella prima metà del Novecento portò al neomedievalizzazione del centro storico.

Tra gli edifici più caratteristici il quattrocentesco Palazzo Cofani-Brizzolari con accanto la Torre Faggiolana del XIII secolo, che prende il nome dal condottiero Uguccione della Faggiola, e il trecentesco Palazzo Lappoli con la vicina torre duecentesca.

Di fronte alle Logge nel 1822 fu collocata la statua di Ferdinando III di Lorena di Stefano Ricci, trasferita in cima a Piaggia di Murello nel 1932. Al suo posto venne posizionato il Petrone, ovvero una riproduzione della colonna infame che in passato veniva utilizzata per esporre al pubblico ludibrio falliti e debitori insolventi, oltre a servire per l’affissione di bandi. Nel basamento si notano le misure utilizzate dagli ambulanti della piazza durante il mercato.

Punto 30: Vedi la Mappa »

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Martedì, 28 Novembre 2023 10:17

Cosa vedere ad Arezzo in un giorno?

Cosa vedere ad Arezzo in un solo giorno? E in mezza giornata? Quali musei, chiese, edifici culturali non puoi proprio perderti? Segui i nostri itinerari!

 

Itinerario per mezza giornata (mattino o pomeriggio):

Chiesa S. Francesco (affreschi di Piero della Francesca)

Pieve di S. Maria

Piazza Grande

Palazzo Pretorio

Casa del Petrarca

Palazzo Comunale

Duomo

Chiesa di S. Domenico

Chiesa di S. Maria delle Grazie

 

Itinerario per un giorno:

Mattino:

Chiesa S. Francesco (affreschi di Piero della Francesca)

Chiesa di Ss. Annunziata

Casa del Vasari

Chiesa di S. Domenico

Duomo

Palazzo Comunale

Casa del Petrarca

Pomeriggio:

Fortezza Medicea

Palazzo Pretorio

Piazza Grande

Pieve di S. Maria

Casa Museo Ivan Bruschi (Palazzo del Capitano del Popolo)

Anfiteatro Romano

Chiesa di S. Maria delle Grazie

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