Venerdì, 23 Febbraio 2018 08:24

Mudas Museum (già Museo Diocesano)

in piazza del Duomo, 1. Vi sono esposte opere di Giorgio Vasari e Bartolomeo della Gatta. Interessanti i tre crocifissi lignei romanici. Punto 29: Vedi la Mappa »
INDIRIZZO: piazza del Duomo, 1
TEL: 0575 4027268
ORARI: dal 1° aprile al 30 giugno dal mercoledì al lunedì 10-18:00. Martedì chiuso; dal 1° luglio al 31 marzo 10-17 dal mercoledì al lunedì. Martedì chiuso.

Pubblicato in Musei ad Arezzo
Mercoledì, 23 Maggio 2018 06:41

Cosa vedere ad Arezzo in un giorno?

Cosa vedere ad Arezzo in un solo giorno? E in mezza giornata? Quali musei, chiese, edifici culturali non puoi proprio perderti? Segui i nostri itinerari!

 

Itinerario per mezza giornata (mattino o pomeriggio):

14 Chiesa S. Francesco (affreschi di Piero della Francesca)

10 Pieve di S. Maria

5/C Piazza Grande

9 Palazzo Pretorio

6 Casa del Petrarca

5 Palazzo Comunale

4 Duomo

1 Chiesa di S. Domenico

39 Chiesa di S. Maria delle Grazie

 

Itinerario per un giorno:

 

Mattino:

14 Chiesa S. Francesco (affreschi di Piero della Francesca)

3 Chiesa di Ss. Annunziata

36 Casa del Vasari

1 Chiesa di S. Domenico

4 Duomo

5 Palazzo Comunale

6 Casa del Petrarca

 

Pomeriggio:

8 Fortezza Medicea

9 Palazzo Pretorio

5/C Piazza Grande

10 Pieve di S. Maria

31 Casa Museo Ivan Bruschi (Palazzo del Capitano del Popolo)

21 Anfiteatro Romano

39 Chiesa di S. Maria delle Grazie

Pubblicato in Itinerari
Mercoledì, 21 Febbraio 2018 10:02

Palazzo Pretorio

Oggi sede della Biblioteca Città di Arezzo, Palazzo Pretorio sorge lungo via dei Pileati.

Il grande edificio nasce dall’accorpamento di palazzi duecenteschi appartenuti alle famiglie guelfe aretine Albergotti, Lodomeri e Sassoli. Dal 1290 Palazzo Albergotti fu sede del Capitano di Giustizia e per secoli ospitò varie magistrature.

La parte riferita a Palazzo Sassoli venne utilizzata dai primi del Quattrocento come carcere, destinazione ampliata e impiegata anche tra il 1600 e il 1926. Il brigante Federigo Bobini, detto Gnicche, fu uno dei più famosi “ospiti” delle prigioni, ma nel 1870 riuscì a evadere.

L’aspetto attuale dell’edificio è quello dell’intervento in stile rinascimentale, ripristinato negli anni Trenta del Novecento. Nella scenografica facciata e all’interno si vedono gli stemmi di podestà, capitani, commissari e vicari scelti da Firenze per governare la città. Con una specifica delibera, infatti, dal 1434 fu sancito che ogni rappresentante doveva lasciare un segno della sua amministrazione. Tra i tanti blasoni presenti, alcuni di pregevole fattura, si riconoscono quelli degli Alberti di Catenaia, dei Rondinelli, dei Rinuccini, degli Spadari e dei Cappelli.

Dopo l’apertura della Casa circondariale “San Benedetto” del 1926, Palazzo Pretorio cambiò la sua destinazione e dopo gli interventi di adeguamento condotti da Giuseppe Castellucci divenne sede provvisoria del Museo Medievale e della Pinacoteca Comunale, prima di trovare la definitiva conversione in Biblioteca “Città di Arezzo”, inaugurata nel 1959. Agli interventi di Castellucci, nel solco del revival stilistico del periodo, si devono anche la sistemazione del cortile con loggiato a nord dell’entrata, che si apre su via dei Pileati, e il rialzamento della torre medievale tra Palazzo Pretorio e Casa Petrarca.

Nelle diverse sale della biblioteca cittadina si notano resti di affreschi di varie epoche, che vanno principalmente dal XV al XVII secolo. Il fondo di libri più importante conservato è quello della Biblioteca della Fraternita de Laici sorta nel 1609, nella quale confluirono in seguito per acquisto, donazione o lascito testamentario le biblioteche di enti religiosi soppressi, famiglie nobili e benefattori. Nel 1952, grazie al Consorzio per la Gestione della Biblioteca Città di Arezzo, il materiale librario aumentò notevolmente, facendo di quella aretina una delle biblioteche pubbliche più ricche e preziose della Toscana.

Di fronte alla facciata di Palazzo Pretorio si trovano i Giardini del Praticino. Nella loro parte orientale si notano i pochi resti del Palazzo del Popolo, monumentale edificio realizzato intorno al 1278 per ospitare il Capitano del Popolo e i Priori delle Arti ma smantellato a partire dal 1539. Tra i ruderi “pascolano” cinque pecore bronzee di Karen Wilberding Diefenbach, donate nel 2013.

Nei giardini si ammira la scultura in  bronzo denominata “La Hermana y La Herida” di Abel  Vallmitjana, artista catalano che negli anni Cinquanta del secolo scorso si trasferì ad Arezzo e andò a vivere a Villa Guillichini nella località di Tregozzano, a nord della città. Nella campagna aretina Vallmitjana inaugurò il suo studio, affiancandolo con un laboratorio di incisione, che divenne anche un circolo per gli intellettuali e i migliori talenti locali.

L’artista era molto amico di Pablo Neruda. In uno dei soggiorni aretini dei primi anni Sessanta, il poeta cileno ammirò il calco in gesso di una scultura che rappresentava due figure femminili abbracciate e coi volti stilizzati, dall’espressione sofferente. Guardandole le definì “La Hermana y la Herida”, ovvero “La Sorella e la Ferita”, titolo che rimase.

Il 21 febbraio 1974, quando Vallmitjana morì, l’opera non era stata ancora fusa. La consorte si rivolse agli amici artisti, che misero a disposizione le loro opere per raccogliere i fondi utili al bronzo, che il Comune di Arezzo scelse di collocare di fronte all’antico Palazzo Pretorio.

 

Punto 9: Vedi la Mappa »

Pubblicato in Edifici Culturali
Mercoledì, 23 Maggio 2018 06:50

Cosa vedere ad Arezzo in due giorni?

Hai più tempo per visitare Arezzo? Allora scopri il nostro itinerario per 2 giorni (o weekend) e non perderti le più suggestive mete turistiche della nostra città!

 

Itinerario per due giorni:

 

Mattino:

14 Chiesa S. Francesco (affreschi di Piero della Francesca)

11 Chiesa SS. Flora e Lucilla in B.

3 Chiesa di Ss. Annunziata

35 Museo Medioevale e Moderno

2 Chiesa di S. Maria in Gradi

36 Casa del Vasari

 

Pomeriggio:

1 Chiesa di S. Domenico

4 Duomo

8 Fortezza Medicea

6 Casa del Petrarca

9 Palazzo Pretorio

5/C Piazza Grande

10 Chiesa S. Maria della Pieve

31 Casa Museo Ivan Bruschi (Palazzo del Capitano del Popolo)

 

Mattino:

21 Anfiteatro Romano

38 Museo Archeologico

39 Chiesa di S. Maria delle Grazie

Pubblicato in Itinerari
Lunedì, 11 Dicembre 2023 17:12

Palazzo della Provincia

Il Palazzo della Provincia, in Piazza della Libertà, è la sede dell’amministrazione provinciale di Arezzo, che nel 1913 deliberò la costruzione incaricando del progetto Giuseppe Paoli. L’ingegnere accorpò due edifici, la Casa del Predicatore e Casa Guadagnoli, sorti a loro volta su abitazioni di origine medievale, nella parte alta del colle di San Pietro. A esse fu collegato Palazzo De Giudici, dirimpettaio del Palazzo dei Priori, sempre eretto su precedenti edifici, che dal 1847 era stato adeguato a Regio Commissariato e dal 1849 a Prefettura.

L’unificazione delle tre costruzioni fu un complesso lavoro di fusione e ottimizzazione degli spazi, in un periodo di intenso revival stilistico che portò in dote vari interventi in stile  neogotico e neorinascimentale nel nuovo edificio. Conclusa la parte architettonica, nel 1922 fu affidata al pittore simbolista Adolfo De Carolis la parte decorativa dei vari ambienti.

Emblema di quell’impresa pittorica è la Sala dei Grandi, sede del Consiglio Provinciale, dove l’artista marchigiano unì una profonda ricerca iconografica e delle fonti documentarie a una moderna impaginazione delle scene raffigurate. Da osservare gli affreschi allegorici delle pareti laterali che rimandano alle vocazioni lavorative della terra aretina, come l’agricoltura e la metallurgia, il caminetto affrescato con l’emblema provinciale e la tribuna sopraelevata.

Nella parete di fondo si ammira il mastodontico affresco con gli “Uomini illustri”, che celebra i grandi personaggi nati nel territorio provinciale nei vari secoli, riuniti tutti assieme. A tal proposito fu aperta una commissione in grado di garantire la scelta dei migliori.

Nell’estate 1923 iniziò l’intervento pittorico di De Carolis, coadiuvato dal fratello Dante e dai collaboratori Diego Pettinelli e Boncompagno Boncompagni. L’aula fu conclusa il 27 luglio 1924 e inaugurata, assieme al nuovo Palazzo della Provincia, il 27 settembre 1925.

Nella parte superiore, al centro si trova lo stemma del Comune di Arezzo e ai due lati le allegorie della storia, della tradizione, delle arti e delle scienze. Alle estremità alcuni simboli identitari come la Chimera, La Minerva, l’Anfiteatro romano, il campanile della Pieve di Santa Maria Assunta e la Cattedrale dei SS. Pietro e Donato. Subito sotto, su uno sfondo architettonico neoquattrocentesco, i grandi aretini a figura intera sono disposti in ordine cronologico da sinistra a destra e sono introdotti da un guerriero etrusco di cui si vede solo la testa, con Michelangelo al centro, seduto in trono.

Da via Ricasoli si accede sia al Giardino pensile sia all’Atrio d’Onore, utilizzati per eventi ed esposizioni. Da via dell’Orto si può entrare, infine, nella Mostra permanente della Fauna Selvatica. Il museo accoglie oltre 600 esemplari di uccelli e mammiferi conservati grazie alla tecnica della tassidermia. Gli esemplari presenti sono raggruppati per ordini e famiglie.
 

Uomini illustri

Nella Sala dei Grandi del Palazzo della Provincia di Arezzo, troviamo l'affresco "Uomini illustri".

I personaggi rappresentati sono 29.
A introdurli, da sinistra a destra in ordine cronologico: Gaio Cilnio Mecenate, consigliere di Ottaviano Augusto e protettore delle artisti (70 a.c.?/8 d.c.?), Guido d’Arezzo, monaco benedettino e teorico musicale (990?/1033?), Guglielmino degli Ubertini, vescovo e signore di Arezzo (1219?/1289), Margarito d’Arezzo, pittore e architetto (1240?/1290?), Guittone d’Arezzo, poeta (1225?/1294), Santa Margherita, religiosa (1247?/1297), Francesco Petrarca, poeta (1304/1374), Spinello Aretino, pittore (1350?/1410), Masaccio, pittore (1401/1428), Leonardo Bruni, umanista, storico e politico (1370/1444), Poggio Bracciolini, umanista, storico e politico (1380/1459), Piero della Francesca, pittore e matematico (1415?/1492),  Cristoforo Landino, umanista, poeta e filosofo (1424/1498?), Mino da Poppi, scultore (1429/1484), Luca Signorelli, pittore (1445?/1523), Michelangelo Buonarroti, scultore, pittore, architetto e poeta (1475/1564), Andrea Sansovino, scultore e architetto (1467?/1529), Bernardo Dovizi, diplomatico e drammaturgo (1470/1520), Giorgio Vasari, pittore, architetto e storico dell’arte (1511/1574), Giulio III del Monte, pontefice (1487/1555), Pietro Aretino, scrittore, poeta e drammaturgo (1492/1556), Benedetto Varchi, umanista e storico (1503/1565), Andrea Cesalpino, medico e botanico (1524?/1603), Pietro da Cortona, pittore e architetto (1596/1669), Alessandro dal Borro, condottiero (1600/1656), Francesco Redi, medico, naturalista e letterato (1626/1697), Bernardo Tanucci, giurista e politico (1698-1783), Vittorio Fossombroni, ingegnere idraulico, politico, matematico ed economista (1754/1844) e Pietro Benvenuti, pittore (1769/1844).

Pubblicato in Edifici Culturali
Venerdì, 23 Febbraio 2018 07:58

Santa Maria in Gradi

La chiesa si trova nella piazza omonima. Costruita su disegno di Bartolomeo Ammannati nel XVI sec., il campanile è datato 1671, il soffitto ligneo 1711, l'altare è del 1600. Ospita terracotte di Andrea della Robbia.Punto 2: Vedi la Mappa »

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Lunedì, 11 Dicembre 2023 17:13

Palazzo Vescovile

Il Palazzo Vescovile di Arezzo, in Piazza del Duomo, è la residenza del vescovo della diocesi di Arezzo, Cortona e Sansepolcro. L’imponente edificio, frutto di continui rimaneggiamenti nei secoli, fu voluto in origine dal vescovo Guglielmino degli Ubertini, che qui si trasferì nel 1256 dalla sede di via Seteria, dove i presuli aretini si erano insediati stabilmente in seguito alla bolla papale del 1203 di Innocenzo III, che li aveva invitati a trasferirsi dentro le mura cittadine, abbandonando la cittadella vescovile del Pionta da dove emanavano un’influenza che andava oltre la sfera religiosa.

Nell’area scelta si trovava già la chiesa di San Gregorio Magno, che fu inglobata nel palazzo e ne divenne la cappella. A quei tempi, di fronte al Vescovado, era presente la chiesa di San Pietro Maggiore, elevata a inizio Duecento a cattedrale urbana, nonostante le modeste dimensioni. Con il lascito di papa Gregorio X, morto proprio ad Arezzo nel 1276 di ritorno dal Concilio di Lione, partirono i lavori per un nuovo duomo molto più ampio.

Nel 1478, su richiesta del vescovo Gentile de’ Becchi, l’artista fiorentino Bartolomeo della Gatta progettò uno scenografico loggiato per mettere in collegamento sede vescovile e cattedrale. Il palazzo fu oggetto di altri interventi successivi che dettero l’aspetto attuale. Il più consistente fu quello voluto dal vescovo Pietro Usimbardi a partire dal 1595, che purtroppo causò la perdita della chiesa di San Gregorio Magno. Altri consistenti lavori che interessarono l’edificio furono quelli del 1710 per volere del vescovo Benedetto Falconcini. In quella fase venne tamponato il loggiato, per essere trasformato in una nuova ala del Vescovado.

Dal 2011 una parte degli ambienti del piano terra è appannaggio del MuDAS – Museo Diocesano di Arte Sacra, nato ufficialmente nel 1963 sfruttando alcuni ambienti limitrofi alla sagrestia della cattedrale. Dopo la chiusura degli anni Settanta per attuare una sistemazione più organica e un ampliamento, la collezione fu riaperta ufficialmente al pubblico nel 1985 con l’allestimento curato da Anna Maria Maetzke. La realtà museale accolse i capolavori già riuniti per la grande esposizione del 1950 dal titolo “Mostra d’arte sacra della Diocesi e della Provincia dal secolo XI al XVIII”, a cui si aggiunsero opere provenienti da chiese scomparse o vendute a privati, da sedi di compagnie e istituzioni religiose soppresse e in generale da tutti quei luoghi della vasta diocesi aretina dove non era più garantita la sicurezza, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio artistico.

Con il trasferimento del 2011 nel palazzo vescovile, il museo venne strutturato in cinque sale che custodiscono pitture, sculture e oggetti liturgici come antifonari, innari, calici, ostensori, navicelle, turiboli, reliquiari e croci di diverse epoche.

Dal MuDAS il percorso di visita si sposta al primo piano del palazzo vescovile, quello nobile con la funzione di dimora e incontri formali del vescovo, a cui si accede attraverso una scalinata. Il Vestibolo è l’ambiente per l’accoglienza che introduce il visitatore ai santi e ai luoghi di culto principali del territorio aretino, dipinti nelle pareti.

Il piano musealizzato propone varie stanze affrescate tra il 1606 e il 1609 da Teofilo Torri con scene tratte dal Vecchio e dal Nuovo Testamento. L’apice viene raggiunto nella monumentale Sala della Giustizia, utilizzata per le assemblee ecclesiastiche e gli eventi, in cui sono presenti anche le allegorie dei vizi capitali. Affrescata dal Torri è pure la cappella palatina con le “Storie di Gesù e San Pietro”.

Altri tre ambienti visitabili sono contrassegnati dai colori delle pareti – rosso, verde e giallo – e accolgono una variegata quadreria con opere che vanno dal XVI al XIX secolo. Da ricordare infine la cosiddetta Camera dei Papi, destinata ad alloggiare i pontefici in visita ad Arezzo, che negli ultimi decenni ha ospitato Giovanni Paolo II nel 1993 e Benedetto XVI nel 2012. Gli affreschi neoclassici del 1794 presenti sono di Pietro Benvenuti e raffigurano le allegorie della pace e della giustizia.

Pubblicato in Edifici Culturali
Venerdì, 23 Febbraio 2018 08:00

Chiesa della SS. Annunziata

chiesa rinascimentale a tre navate che sorge in via Garibaldi. Disegnata da Bartolomeo della Gatta, la costruzione fu terminata da Antonio Sangallo. Sulla facciata si trova l'"Annunciazione" di Spinello Aretino. Punto 3: Vedi la Mappa »

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Lunedì, 11 Dicembre 2023 17:15

Palazzo Albergotti

Nella parte finale di Via Ricasoli, un tempo Contrada del Lastrico o Via del Lastrico per la presenza di alcuni tratti di strada romana ancora presenti nel Medioevo, sorge Palazzo Albergotti, il più importante edificio in stile neoclassico di Arezzo, appartenuto a una delle famiglie più influenti e prestigiose della città fin dall’epoca medievale, quando rappresentavano un riferimento indispensabile della fazione guelfa.

Detto anche “Palazzo delle Statue” per la serie di sculture allegoriche in terracotta realizzate da Arcangelo Ciofini che ne ornano la sommità, sette sulla facciata e tre sul lato che guarda su Piazza Landucci, fu costruito tra il 1792 e 1799 su commissione di Alessio Albergotti, incorporando tre case con orti preesistenti di proprietà della sua famiglia. Il progetto fu affidato al noto architetto chiancianese Leonardo Massimiliano de Vegni, già autore nel territorio aretino del teatro di Foiano della Chiana, che portò in città quello stile che anche in architettura si affrancava dal barocco e dal rococò e si ispirava all’arte greco-romana.

Nel 1800, durante la rappresaglia francese in seguito ai moti antigiacobini del Viva Maria scoppiati ad Arezzo l’anno precedente, la facciata dell’edificio fu rovinata da una cannonata, ma nel 1801 venne restaurata.

Nel 1830 Palazzo Albergotti fu acquistato da Leopoldo II d’Asburgo-Lorena per adeguarlo a palazzo granducale cittadino, ma con l’annessione della Toscana al Regno di Sardegna nel 1860 e la proclamazione del Regno d’Italia nel 1861, fu incamerato dal neonato stato italiano.

Tra la seconda metà dell’Ottocento e la prima metà del Novecento ebbe varie destinazioni pubbliche – edificio scolastico, sede dell’Intendenza di Finanza e del Tesoro, Conservatoria delle Ipoteche, Ufficio Tecnico Erariale – finché nella seconda metà del secolo scorso fu adeguato a sede della Soprintendenza ai Beni ambientali, architettonici, artistici e storici di Arezzo, oggi Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena, Arezzo e Grosseto. L’organo periferico del Ministero della Cultura esercita, nel territorio di competenza, la fondamentale attività di tutela, conservazione e valorizzazione dei beni mobili e immobili, pubblici e privati, riconosciuti di interesse artistico, storico, archeologico, demoetnoantropologico, architettonico e paesaggistico.

Esternamente Palazzo Albergotti è contraddistinto dalla monumentale facciata rivestita con bugnato liscio al piano terra e scandita da un gruppo di sei lesene piatte nell’avancorpo centrale superiore, sulle quali appoggia l’elegante timpano triangolare con lo stemma dell’aristocratica famiglia aretina al centro, sostenuto dalle allegorie della Fama.

Al suo interno l’edificio presenta ambienti voltati con lunette al piano terra, appartenenti a uno degli edifici precedenti, affrescati nella seconda metà del Seicento dal pittore Giovan Battista Biondi e dai suoi collaboratori.

Ricchissimo di elementi decorativi è il piano superiore, in origine il piano nobile dell’edificio, che in parte risentono ancora di un gusto tardo barocco, ma dall’altra parte guardano ormai con convinzione alla pittura neoclassica che alla fine del Settecento giunse anche a Arezzo. Tra gli affreschi presenti emergono le due grandi vedute con il “Paesaggio con costa marina” e il “Paesaggio con templi greci”.

Se attraversiamo il vestibolo di Palazzo Albergotti, giungiamo al giardino sopraelevato sul retro, di pianta rettangolare, con schema quadripartito e vasca centrale. Lo spazio verde è uno dei più caratteristici del centro storico di Arezzo.
 

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Mercoledì, 13 Dicembre 2023 14:13

Monumento al Petrarca

Tra il duomo di Arezzo e la Fortezza medicea, in posizione centrale del "Prato", si trova l'enorme monumento dedicato al grande poeta aretino del Trecento Francesco Petrarca.

La storia di questo monumento relativamente recente (fu inaugurato il 25 novembre del 1928 da Re Vittorio Emanuele) è stata lunga e travagliata, non tanto nella sua esecuzione pratica, quanto in tutte le fasi progettuali burocratiche e ricerca di fondi precedenti. Basti pensare che l'idea del monumento al concittadino Petrarca venne alla luce in un consiglio comunale dell'ottobre 1902, i lavori di realizzazione pratica di questo iniziarono nel 1925 ad opera dello scultore Alessandro Lazzerini e i suoi collaboratori che aveva vinto il concorso nel 1907. In realtà la "prima pietra" era già stata posta nel 1914, ma i lavori in quel momento erano iniziati e poco dopo si erano praticamente conclusi a causa dell'inizio della prima Guerra Mondiale.

Comprendere il significato dei vari oggetti e personaggi che "s'intrecciano" ai piedi di un maestoso Petrarca rivolto verso quel duomo che il poeta ha visto nascere non è facile e mal descrivibile se non di fronte al monumento. Per molti anni il bianco marmo di Carrara del monumento è rimasto annerito dallo smog, ma anche dalle sporcizie naturali del parco. Ora, che da poco tempo è stato ben ripulito, merita a maggior ragione una visita per osservarne la sua simbologia e la candida lucentezza.

Pubblicato in Edifici Culturali
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