Mercoledì, 13 Dicembre 2023 14:10

Casa vasari

La Casa Vasari è un palazzo di Arezzo situato in via XX Settembre 55. Fu la residenza di famiglia del pittore, architetto e storico dell'arte Giorgio Vasari e conserva pregevoli sale affrescate.
L'artista acquistò questa abitazione verso il 1540 e, impegnatissimo tra Firenze, Roma e i suoi viaggi, vi visse per brevi periodi, intervenendo però direttamente sia nei lavori di completamento, che di decorazione, compreso il disperso nucleo di arredi. Aveva progettato anche una facciata, che non venne mai realizzata. Esempio tra i meglio conservati nella regione di casa d'artista e dimora di gusto manierista, fu proprietà degli eredi del Vasari fino alla loro estinzione, nel 1687, quando passò alla Fraternita dei Laici. Venduta a una famiglia privata, i Brozzi, nel 1897 passò ai Paglizzi e, infine, venne acquistata dallo Stato nel 1911, che ne fece un museo aperto al pubblico.

È sede anche dell'Archivio Vasariano. Si raggiunge il piano nobile tramite una scalinata sormontata dal Busto di Giorgio Vasari di ignoto toscano cinque-seicentesco. La prima sala che si incontra è quella del Camino, affrescata da Vasari nel 1548 con la Cacciata dell'Invidia e della Fortuna da parte della Virtù nel soffitto e alle pareti figure allegoriche, paesaggi e storie dei pittori dell'antichità. A destra si trova la cappellina, con una Madonna di Fra Paolino e un raro pavimento in maiolica originale del XVI secolo. Il corridoio di Cerere, o dei Draghi, mostra alcuni dipinti del tardo manierismo, tra cui una Circoncisione attribuita a Mirabello Cavalori e la Morte di Adone di Jacopo Zucchi.

A sinistra la Camera Nuziale col soffitto decorato da un affresco del Vasari di Abramo tra le figure allegoriche della Pace, la Concordia, la Virtù e la Modestia. Tra i dipinti l'Elemosina di san Nicola di Giovanni Stradano, il Cristo portato al sepolcro del giovane Vasari e, dello stesso, un Giuda. Dal corridoio si accede anche all'ex-cucina, affrescata da Raimondo Zaballi nel 1827 e decorata da ritratti soprattutto toscani del XVI secolo. La Camera di Apollo fu affrescata dal padrone di casa con Apollo e le nove Muse e l'Allegoria dell'Amore coniugale, dove si trova il ritratto della moglie, Nicolosa Bacci. Tra i dipinti qui esposti il San Francesco di Alessandro Allori, il contenitore per specchio con la Prudenza, attribuita allo stesso, la Casa del Sole del Poppi, il San Girolamo e la Fortuna di Jacopo Ligozzi. Nella Camera della Fama Vasari dipinse sul soffitto la Fama e sui peducci e le lunette (assai ridipinti) le quattro Arti, il suo autoritratto e i ritratti degli artisti aretini o del territorio di Arezzo: Lazzaro Vasari, Luca Signorelli, Spinello Aretino, Bartolomeo della Gatta, Michelangelo e Andrea del Sarto. La Crocifissione è di Giovanni Stradano (1581), la terracotta policroma invetriata con Galba di Andrea Sansovino, la tavola della Carità di Carlo Portelli. Un piccolo ambiente attiguo contiene il modellino ligneo della Loggia del Vasari, realizzata proprio ad Arezzo, la Madonna col Bambino, sant'Elisabetta e san Giovannino di Santi di Tito e tre scomparti di predella di Maso da San Friano. Probabilmente impiantato fin dalla costruzione dell'abitazione, il giardino sopraelevato rispetto al livello stradale venne principalmente usato come orto, come ricorda lo stesso Vasari in una nota legata all'acquisto del terreno ("da fare orti bellissimi"). La costruzione di una limonaia dimostra la presenza di un giardino all'italiana fin dall'antico, oggi ripreso con la costruzione di aiuole geometriche che risale, grossomodo, alla sistemazione dei primi del Novecento, restaurata nel 1975-1981. Recentemente sono state aggiunte alcune essenze medicinali creando un "orto dei semplici".

L'Archivio vasariano è ancora di proprietà degli eredi degli antichi proprietari, è una delle fonti più preziose per lo studio della Storia dell'Arte del XVI secolo e, più in generale, rappresenta – sul piano storico, letterario, culturale – uno “spaccato” sul Cinquecento e sul Rinascimento di enorme valore: uno dei più importanti (se non il più importante) nuclei documentari di carattere privato esistenti. L'Archivio di Giorgio Vasari, con i libri dei contratti e le carte relative all'amministrazione delle sue proprietà, con i suoi appunti di lavoro, i suoi ricordi e la corrispondenza con i tanti personaggi illustri dell'epoca è un grande patrimonio di scritti autografi cinquecenteschi, meritevole di essere portato alla conoscenza di tutti come “patrimonio dell'Umanità”. Tale raccolta, tuttavia assume valore inestimabile grazie alle 17 lettere autografe di Michelangelo Buonarroti indirizzate al “caro amico Giorgio Vasari” e corredate da 3 sonetti, anch'essi autografi e da tre disegni originali dello stesso sommo Artista.

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Mercoledì, 21 Febbraio 2018 10:49

Palazzo della Fraternita dei Laici

Il Palazzo della Fraternita dei Laici racconta gran parte della storia di Arezzo. Nato come sede dell’istituzione aretina sorta nella seconda metà del XIII secolo, che da allora è sempre stata un punto di riferimento della città in ambito assistenziale e culturale, l’edificio venne iniziato nel 1375. La facciata fu affidata a Baldino di Cino e Niccolò di Francesco, ma nel 1377 i lavori si fermarono. Tra il 1395 e il 1396 Spinello Aretino affrescò la lunetta del portale con “Cristo in pietà tra Maria e San Giovanni dolenti”.

Nel 1410 morì Lazzaro di Giovanni di Feo Bracci, ricco mercante aretino, che fece testamento in favore della Fraternita dei Laici. Le risorse permisero la ripresa della costruzione. A progettare il secondo piano fu chiamato nel 1433 Bernardo Rossellino, che per la facciata realizzò il bassorilievo della “Madonna della Misericordia con il Bambino, tra i protomartiri Lorentino e Pergentino, affiancata da due edicole con le statue di “San Donato” e del “Beato Gregorio”. Gli interventi proseguirono fino al 1461. Con il secondo ordine, concluso dal ballatoio di Giuliano da Settignano, si giunse a una fusione straordinaria del già esistente impianto gotico con il nuovo linguaggio rinascimentale.

Nel 1549, su disegno di Giorgio Vasari, venne aggiunto il campanile a vela che accolse il prezioso orologio astronomico di Felice Salvatore da Fossato del 1552, ancora oggi funzionante e attrazione per i turisti, che visitando il palazzo hanno l’opportunità di entrare nella sala degli ingranaggi. La facciata dell’ampliamento a sinistra fu eseguita nella seconda metà del Seicento.

Dal 1786 il palazzo divenne sede del tribunale e dal 2010 fu adeguato a Museo di Palazzo di Fraternita, arricchito anno dopo anno da tesori artistici e sale tematiche. Al piano terra si trova anche il Museo dell’Oro.

Punto 28: Vedi la Mappa »

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Mercoledì, 21 Febbraio 2018 10:46

Piazza Grande o Piazza Vasari

Piazza Grande è il cuore del centro storico di Arezzo. Unica per la sua originale forma trapezoidale e il piano fortemente inclinato, è caratterizzata da un’armoniosa alternanza di costruzioni di varie epoche che le regalano un aspetto suggestivo e scenografico. Sorta attorno al 1200, la piazza venne decisamente modificata nel corso del XVI secolo, quando fu ridotta alle dimensioni attuali per permettere a Giorgio Vasari di progettare il Palazzo delle Logge, con il suo imponente ed elegante loggiato.

Su Piazza Grande si affaccia l’abside romanica della Pieve di Santa Maria Assunta, rinnovata nella seconda metà dell’Ottocento, che di fronte ha la Fontana del 1603 progettata da Gherardo Mechini a compimento del nuovo acquedotto cittadino.

Un altro simbolo della piazza è il Palazzo della Fraternita dei Laici, elegante costruzione con una facciata in parte gotica e in parte rinascimentale, sormontata da un campanile a vela dove ancora è in funzione uno dei più antichi e rari orologi astronomici d’Europa.

Raccontano invece le origini medioevali di Piazza Grande gli altri due lati con le case arricchite da ballatoi di legno e le torri merlate, che devono parte del loro aspetto al revival stilistico che nella prima metà del Novecento portò al neomedievalizzazione del centro storico.

Tra gli edifici più caratteristici il quattrocentesco Palazzo Cofani-Brizzolari con accanto la Torre Faggiolana del XIII secolo, che prende il nome dal condottiero Uguccione della Faggiola, e il trecentesco Palazzo Lappoli con la vicina torre duecentesca.

Di fronte alle Logge nel 1822 fu collocata la statua di Ferdinando III di Lorena di Stefano Ricci, trasferita in cima a Piaggia di Murello nel 1932. Al suo posto venne posizionato il Petrone, ovvero una riproduzione della colonna infame che in passato veniva utilizzata per esporre al pubblico ludibrio falliti e debitori insolventi, oltre a servire per l’affissione di bandi. Nel basamento si notano le misure utilizzate dagli ambulanti della piazza durante il mercato.

Punto 30: Vedi la Mappa »

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Venerdì, 23 Febbraio 2018 07:58

Santa Maria in Gradi

La chiesa si trova nella piazza omonima. Costruita su disegno di Bartolomeo Ammannati nel XVI sec., il campanile è datato 1671, il soffitto ligneo 1711, l'altare è del 1600. Ospita terracotte di Andrea della Robbia.Punto 2: Vedi la Mappa »

Pubblicato in Chiese ad Arezzo
Venerdì, 23 Febbraio 2018 08:00

Chiesa della SS. Annunziata

chiesa rinascimentale a tre navate che sorge in via Garibaldi. Disegnata da Bartolomeo della Gatta, la costruzione fu terminata da Antonio Sangallo. Sulla facciata si trova l'"Annunciazione" di Spinello Aretino. Punto 3: Vedi la Mappa »

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Venerdì, 23 Febbraio 2018 08:24

Mudas Museum (già Museo Diocesano)

in piazza del Duomo, 1. Vi sono esposte opere di Giorgio Vasari e Bartolomeo della Gatta. Interessanti i tre crocifissi lignei romanici. Punto 29: Vedi la Mappa »
INDIRIZZO: piazza del Duomo, 1
TEL: 0575 4027268
ORARI: dal 1° aprile al 30 giugno dal mercoledì al lunedì 10-18:00. Martedì chiuso; dal 1° luglio al 31 marzo 10-17 dal mercoledì al lunedì. Martedì chiuso.

Pubblicato in Musei ad Arezzo
Mercoledì, 23 Maggio 2018 06:41

Cosa vedere ad Arezzo in un giorno?

Cosa vedere ad Arezzo in un solo giorno? E in mezza giornata? Quali musei, chiese, edifici culturali non puoi proprio perderti? Segui i nostri itinerari!

 

Itinerario per mezza giornata (mattino o pomeriggio):

14 Chiesa S. Francesco (affreschi di Piero della Francesca)

10 Pieve di S. Maria

5/C Piazza Grande

9 Palazzo Pretorio

6 Casa del Petrarca

5 Palazzo Comunale

4 Duomo

1 Chiesa di S. Domenico

39 Chiesa di S. Maria delle Grazie

 

Itinerario per un giorno:

 

Mattino:

14 Chiesa S. Francesco (affreschi di Piero della Francesca)

3 Chiesa di Ss. Annunziata

36 Casa del Vasari

1 Chiesa di S. Domenico

4 Duomo

5 Palazzo Comunale

6 Casa del Petrarca

 

Pomeriggio:

8 Fortezza Medicea

9 Palazzo Pretorio

5/C Piazza Grande

10 Pieve di S. Maria

31 Casa Museo Ivan Bruschi (Palazzo del Capitano del Popolo)

21 Anfiteatro Romano

39 Chiesa di S. Maria delle Grazie

Pubblicato in Itinerari
Mercoledì, 23 Maggio 2018 06:50

Cosa vedere ad Arezzo in due giorni?

Hai più tempo per visitare Arezzo? Allora scopri il nostro itinerario per 2 giorni (o weekend) e non perderti le più suggestive mete turistiche della nostra città!

 

Itinerario per due giorni:

 

Mattino:

14 Chiesa S. Francesco (affreschi di Piero della Francesca)

11 Chiesa SS. Flora e Lucilla in B.

3 Chiesa di Ss. Annunziata

35 Museo Medioevale e Moderno

2 Chiesa di S. Maria in Gradi

36 Casa del Vasari

 

Pomeriggio:

1 Chiesa di S. Domenico

4 Duomo

8 Fortezza Medicea

6 Casa del Petrarca

9 Palazzo Pretorio

5/C Piazza Grande

10 Chiesa S. Maria della Pieve

31 Casa Museo Ivan Bruschi (Palazzo del Capitano del Popolo)

 

Mattino:

21 Anfiteatro Romano

38 Museo Archeologico

39 Chiesa di S. Maria delle Grazie

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Mercoledì, 13 Dicembre 2023 14:35

Itinerario I - La città nascosta Arezzo

Nella biblioteca Comunale della città di Arezzo, lo staff di Visitarezzo, ha scovato un piccolo tesoro: un fascicolo di itinerari per la città proposti e pensati dal Comune di Arezzo, intitolato "La città nascosta"!
Vogliamo quindi, condividerli con tutti voi, affinché possiate seguire questi consigli e per riscoprire le opere nascoste della città!

 

Di seguito viene riportato il primo itinerario riportato nella guida:

 

1 - La Porta S. Lorentino, detta anche Fiorentina, era una delle quattro porte della cinta medicea del sec. XVI. Nel 1644 essa venne ristrutturata e fu allora che, forse, fu tolta la Madonna col Bambino in pietra già collocata sulla porta Tarlatesca.
Alla sinistra di chi entra dalla Porta si trova il Baluardo di S. Lorentino, durante la costruzione del quale, nel 1553, fu trovata la statua della Chimera.
La Porta del Foro, che ha dato il nome al Quar-tiere, si apriva molto più a monte, sulla zona del Foro Romano, che presumibilmente si trovava dove attualmente è il Prato.
La Porta veniva anche detta "la Porta fiorentina delle forche", perchè nel 6/700 vi passava la processione che accompagnava al supplizio i condannati a morte. L'aspetto attuale della porta deriva da una ristrutturazione del 1932. (M.M.)

 

2 -La statua di S. Michele dalla Porta S. Angelo
I lavori di svuotamento del Bastione della Ghiacciaia, volti al recupero strutturale ed architettonico della Fortezza Medicea, hanno condotto al ritrovamento dell'antica porta di S. Angelo, la cui monumentalità fa capire l'importanza che rivestiva questo accesso della cit-tà, prossimo alla chiesa di S. Angelo in Archaltis.
S. Michele è scolpito nell' atto di vibrare un colpo di spada in direzione del drago ai suoi piedi.
Il ritrovamento è importantissimo perchè testimonia lo stile e la tipologia della scultura aretina del trecento, di cui ci rimangono rari esempi, limitati alle madonne col Bambino delle porte della cinta muraria Tarlatesca. Il S. Michele è comunque superiore a queste ultime per vivacità, dinamismo e qualità. Sulla porta sono stati trovati anche tre stemmi, quello della Repubblica fiorentina, le Chiavi di S. Pietro e lo stemma del popolo fiorentino. Essi risalgono a data più recente, posteriore al 1384. (M.M.)

 

3 - Collegio di S.Caterina
Il Monastero della Compagnia della SS.ma Annunziata fu completato nel 1588 . Il disegno del complesso era stato commissionato nel 1551 a Giorgio Vasari, ma fu alterato in corso d'opera. Nel 1840 vi fu trasferito il Conservatorio di S. Caterina, che passò all' INADEL nel 1938. Nell'ultima guerra l'edificio venne gravemente lesionato dai bombar-damenti. Restano intatti il chiostro interno, a due ordini, e la cappella dedicata a S.
Cristoforo, che faceva parte dell'antico Ospedale delle Donne, già esistente nel Trecento ed ampliato nel secolo successivo.
Visibili nella cappella un affresco di Parri di Spinello, con relativa sinopia e un crocifisso cinquecentesco donato da Papa Giulio III.
Nei saloni di rappresentanza vari arredi di grande interesse, tra cui una serie di 15 quadretti su vetro dipinto rappresentanti i Misteri del Rosario (sec. XVII).
Notevole il grande parco alberato. (M.M.)

4 - Scomparso Monastero di S. Chiara Novella o il Conventaccio
Il monastero venne costruito a partire dal 1485. Esso ebbe vita fiorente fino al 1810, quando venne soppresso da Napoleone I.
All' interno si trovavano varie opere fra cui un Vasari ed un Della Gatta. Entrambe sono ora scomparse. Dopo la soppressione, nei locali del monastero venne installata la vetreria Granati, ma al termine di questa attività il luogo divenne malfamato, tanto da prendere il nome di "Conventaccio".
Nel 1930 il monastero e l'annessa chiesa furono abbattuti per realizzare le attuali caser-me. Non vennero salvati neppure il chiostro quattrocentesco ed altre parti di rilievo. Le caserme furono completate nel 1933 su progetto dell'ing. Donato Bizzelli. (M.M.)

 

5 - Lavamani del Marcillat (Liceo Ginnasio F. Petrarca)
Guglielmo da Marcillat disegnò agli inizi del '500 un grande lavamani ed un altare in pietra per la Compania della Ss. Trinità, istituita all'epoca del Tarlati. Entrambe le opere vennero scolpite da Santi Subisso.
L'altare si trova adesso nell'Oratorio della Madonna del Duomo (vedi 36), mentre il lavamani si trova ancora nei locali, oggi adibiti a scuola, della Compagnia, soppressa nel
1785 da Pietro Leopoldo.
Il lavamani, che porta la data 1522, è "opera di rara maestosità", e viene per la prima volta in questa occasione proposto alla visita dopo secoli di abbandono e dimenticanza.
(M.M.)

 

6 - S. Agostino ed il suo retro
La chiesa di S. Agostino sorse in una prima versione a tre navate nel 1257. Prima del 1330 la chiesa duecentesca era già stata interamente ricostruita, forse perchè pericolante.
Il nuovo edificio fu terminato, assieme al cam-panile, solo nel 1491. Esso era molto vasto: come lunghezza era secondo, in città, solo alla Cattedrale. Conteneva anche un gran numero di opere d'arte. Queste ultime vennero quasi interamente perdute nel '700, quando la chiesa fù ancora una volta trasformata, accorciandosi di quasi la metà. L'interno venne ristrutturato in stile rococò. Ancora possiamo riconoscere, su via Garibaldi, la parte del vecchio edificio che fu separata dalla nuova chiesa. Accedendo da un grande arco ai negozi artigiani posti sul retro di S. Agostino, comprendiamo da molti segni, capitelli, elementi architettonici etc. di essere all' interno della chiesa trecentesca, e la distanza che ci separa dal nuovo abside ci lascia intuire le dimensioni del primitivo edificio. (M.M.)

 

7 - Chiesa e piazzetta di S. Gimignano
La chiesa di S. Gimignano è di origine altomedievale; un primo documento che la nomina risale al 1030. Venne poi ricostruita nel XIII secolo, ma lo stato attuale deriva da una ristrutturazione che la interessò a metà del '700 e a restauri del secolo successivo.
L'interno è un bell' esempio di stile settecente-sco. Al XVIII secolo risalgono gli stucchi, l'altare maggiore e un bel crocefisso su croce intar-siata. Nel presbiterio due tele seicentesche di Salvi Castellucci, mentre nella sacrestia può essere ammirata la struttura dell' abside romanica.
La piazzetta ove sorge la chiesa venne radicalmente modificata negli anni '30 con l'apertura di via della Minerva, che snaturò la zona da S.
Agostino a Colcitrone e trasformò così, profondamente, il contesto in cui l'edificio è inserito.

 

8 - Porta Trento e Trieste
L'antica Porta di Sant'Andrea faceva parte del-
Quartiere di S. Andrea la cinta muraria alto medioevale e si trovava molto più a monte dell'attuale. Essa dette il nome ad uno dei quattro Quartieri della città di Arezzo, i cui confini dovevano essere il lato sud di via Seteria, Corsoltalia, via Garibaldi fino a Porta Trento Trieste, via Lungo le Mura, via Colcitrone, via Pescioni e Piazza Grande. La porta prenae-va il suo nome dalla vicina Chiesa di S.Andrea, di origine altomedioevale o addirittura paleocristiana. La sede del quartiere si trova in via delle Gagliarde che, insieme a via Fontanella, Piaggia di S. Lorenzo e via Pellicceria, costituiva il "cardine massimo" del nuovo impianto urbanistico dato ad Arezzo con la ricostruzione seguita alla distruzione sillana dell' 81 a.C. Tale "cardo", perfettamente orientato nel senso nord-
uisegno di Palazzini l'attuale Porta Trento e Trieste sud, ha rappresentato la principale via della città dall' età romana a quella medievale. (C.N.)

 

NELLA GALLERIA IMMAGINI LA MAPPA DELL'ITINERARIO

 

 

Pubblicato in Itinerari
Giovedì, 14 Dicembre 2023 10:43

Itinerario II - La città nascosta Arezzo

Nella biblioteca Comunale della città di Arezzo, lo staff di Visitarezzo, ha scovato un piccolo tesoro: un fascicolo di itinerari per la città proposti e pensati dal Comune di Arezzo, intitolato "La città nascosta"!
Vogliamo quindi, condividerli con tutti voi, affinché possiate seguire questi consigli e per riscoprire le opere nascoste della città!

 

Di seguito viene riportato il Secondo itinerario riportato nella guida:

 

9 - Cattedrale: campanile
L'innalzamento del campanile del Duomo si può annoverare nell'esiguo numero delle opere che la città ha più manifestamente sostenuto. La costruzione della nuova torre, che prendeva il posto di un inadeguato campanile "a ventola", era stata interrotta nel 1860; successivamente, sulla spinta del ritrovato fervore per gli antichi splendori della città, con il patrocinio di Giovanni Papini e di altri, il Castellucci delineò il progetto più convincen-le, mettendo mano all'imponente esecuzione dell'opera (1931- 1936/37) che si eleva sul preesistente rinforzato troncone per oltre trenta metri, con una cuspide di ventuno alla cui base si aprono su di un completo orizzonte visivo grandi finestre oculari. L'immagine odierna di Arezzo culmina in quella svettante ed allungata guglia del Duomo, che ha assunto così un preminente valore di riconoscimento nel profilo urbano remoto, a simbolo stesso della città. (G.C.)

 

10 - Museo Diocesano d'Arte Sacra
La visita del Museo rappresenta uno degli eventi di maggiore importanza per la città, che ottiene in tal modo la restituzione al pubblico di una raccolta di grandissimo interesse artistico. All' interno si possono ammirare tre Crocefissi romanici, una preziosa Annunciazione del XIV secolo e due affreschi di Spinello Aretino. Sono inoltre presenti nomi famosi quali Bartolomeo della Gatta, Domenico Pecori, Luca Signorelli, Giorgio Vasari ed altri. Nella sezione dedicata all'oreficeria sa-cra, si notano due corone in lamina d'oro della fine del XVI secolo, il busto argenteo di S. Donato, una croce in cristallo di rocca datata 1466, alcuni calici risalenti al 500 nonchè la Pace di Siena, donata dai senesi durante il Viva Maria nel 1799.

 

11 - Palazzo della Provincia: Atrio del ricevimento - fronte via dell' orto
Uno spazio architettonico estremamente caratterizzato pur meno noto della maestosa e ridondante Sala dei Grandi, disegna in realtà l'archetipo del neomedievalismo aretino che impronta di sé l'architettura reinventata dello stesso palazzo della Provincia. Al pianterreno le decorazioni pittoriche (1922/25) di Adolfo De Carolis formano un tutto unico con l'architettura neogotica dell'ambiente.
La composita espressione architettonica del palazzo della Provincia è frutto palese delle contraddizioni dell' epoca, tutta protesa a ritrovare gli splendori del passato perduto, come evidenziano i caratteri diversificati dei fronti edilizi che contrappongono i prevalenti stilemi medievali dei prospetti in via Ricasoli alle forme tardo rinascimentali della facciata di via dell' Orto. (G.C.)

 

12 - Palazzo Comunale con torre dell'orologio
La ricostruzione della Torre dell'Orologio (1930/32) è certamente il "restauro novecentesco" più ricordato. La fortuna dell'intervento è da ricercarsi nelle radici più remote della città: nell'invenzione scenica messa in atto nel comporre ex novo, ma con il gusto dell'antico, la facciata del palazzo pubblico, nell'aver "ripulito" le possenti mura a vista ed il poderoso "campano", nonché innalzato l'alto coronamento merlato alla
"ghibellina", che ricorda esplicitamente il dominio di Arezzo prima della sconfitta di Campaldino. Fu restituita una fisionomia stort-camente credibile al nobile palazzo dei Priori che era decaduto "come un edificio imbastardito, senza carattere". (G.C.)
All'interno del salone a piano terra affresco Nel dipinto è inserita una interessante veduta dell' Arezzo seicentesca.

 

13 - Palazzo delle Statue: Affreschi Salone
Dove oggi sorge l'edificio esisteva già una casa di proprietà della famiglia Albergotti. Nel 1792-99 il palazzo viene costruito su progetto del chiancianese Leonardo Massimiliano de Vegni.
A motivo del coronamento di figure allegoriche in cotto poste sul cornicione di gronda, realizzate da Arcangelo Ciofini, viene detto "delle Statue". Nel 1830 il Palazzo venne venduto e divenne sede del governo granducale in Arezzo.
L'ampio ingresso voltato conduce attraverso un portale ad arco al grande salone affrescato, coperto da una volta a padiglione unghiata. Gli ambienti che si affacciano sul grande giardino all'italiana sono decorati con pregevoli affreschi attribuiti a Giovan Battista Biondi e all'Ademollo risalenti alla prima metà del XIX secolo e raffiguranti quinte architettoniche e motivi denza ai BBAAAS antropomorfici di sapore manieristico. (M.M.)

 

14 - Piazza Grande di Arezzo in un quadro della Fraternita
Il quadro si trova nella sala dei Rettori all'interno del Palazzo De Giudici, attuale sede della Fraternita dei Laici. Fa parte di una quadreria cui appartengono anche opere di autori famosi, quali Pietro Benvenuti, Angiolo Ricci, Pietro Ermini ed altri.
Il dipinto ha due soggetti: il primo è Piazza Grande con i suoi palazzi e le sue strutture architettoniche: le Logge del Vasari, il Palazzo di Fraternita, la fontana, le scalinate e le fabbriche civili; il secondo è la vita che si svolgeva solitamente nella piazza, in cui la Fraternita appare come elemento dominante. La veduta è imperniata sulle Logge, a fine '700 centro dell'attività stessa della Fraternita. Il quadro risale agli anni Ottanta del XVIII secolo, ed è probabilmente opera di Cristoforo Donato Conti (1723 - 1790). (C.N.)

 

15 - Il Cappello di Ferro (Istituto Thevenin)
Il palazzo venne fatto costruire nel 1570, su preesistenze trecentesche, dal cardinale Sie-fano Bonucci. Questi pose all'esterno della sua nuova abitazione, assieme allo stemma di famiglia, un cappello cardinalizio in ferro battuto, e così gli aretini chiamarono il palazzo con il pittoresco nome di "Cappello di Ferro".
L'edificio passò in seguito ai Subiano. Radicali modifiche si ebbero nell'Ottocento e, finalmente, nel '900 l'ultimo erede dei Subiano lasciò il palazzo in beneficienza. La suora di carità Gabriella Thevenin, viennese, vi fondò l' Orfanotrofio che da lei prese il nome.
Nei lavori di sistemazione dell' Istituto, nel 1930, venne chiuso un vicolo tronco, la Contrada di S. Gregorio, che anticamente collegava via Sassoverde con l'area del Palazzo Vescovile. Recentemente, nel 1981, sono stati effettuati ulteriori restauri. (M.M.)

 

16 - Casa Vasari: giardino
La casa che Giorgio Vasari volle costruirsi nella città natia fu terminata nel 1550, e forse un primo impianto del giardino risale a quell' epoca. Esso era probabilmente in origine usato come orto ("Da fare orti bellissi-mi" dice lo stesso Vasari parlando dei terreni annessi alla casa). Nel 1687, morto l'ultimo erede Vasari, la casa passò alla Fraternita dei Laici. Venne poi venduta ad una famiglia privata, i Brozzi, che nel 1871 la cedettero ai Paglicci. Nel 1911, finalmente, la proprietà diventa statale. L'ampiezza del giardino viene ridotta per l'esclusione della "limonaia".
Esso, alquanto irregolare nella sua sistemazione precedente, viene trasformato in "giardino all' italiana", con uno schema simmetrico di aiuole geometriche. L'ultimo restauro risale agli anni 1975/78. (C.N.)

 

NELLA GALLERIA IMMAGINI TROVATE LA MAPPA DELL'ITINERARIO

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